Se il mare va a morire
Durante l’estate nel nostro paese come in molti altri si va spesso al mare, per una vacanza o semplicemente per una gita e magari, visto che siamo sul posto, ci facciamo una bella mangiata di pesce. Peccato poi che, se andiamo a farci una nuotata nell’acqua rinfrescante, di pesci ne vediamo sempre meno. Il fatto è che, per moltissime specie di pesci e animali marini, c’è stato un declino impressionante, dovuto principalmente alla pesca industrializzata, seguita dall’inquinamento e dall’innalzamento delle temperature globali.
Il tonno rosso, una delle specie di predatori più importanti per tutto l’ecosistema marino, è diminuito nel Mediterraneo del 74% dal 1957 al 2007 e nell’Atlantico non gli è andata meglio, con un crollo della popolazione dell’83% dal 1970 al 2007. E, se la situazione è drammatica per il tonno rosso, che rischia l’estinzione in molti dei mari del mondo, anche per le altre specie di tonni e per molti altri grandi predatori del mare, come i pesci spada, gli squali, i salmoni, i merluzzi, i branzini, la situazione rimane drammatica; il sugarello, ad esempio, è diminuito del 65% in meno di 6 anni.
Le loro carni ricercate sono state oggetto di una caccia sfrenata, attuata con vere e proprie industrie galleggianti, capaci di stendere in mare decine di chilometri di palangari ( funi affidate alla corrente dalle quali pendono migliaia di ami ) o di percorrere miglia e miglia con enormi reti a strascico che raschiano il fondale, catturando tonnellate di esseri viventi, molti dei quali vengono considerati scarto. È stato calcolato che nella pesca a strascico dei gamberetti l’80-90% del pescato viene rigettato in mare in quanto “preda accessoria”. Si tratta di invertebrati come le stelle marine, le oloturie, i granchi, le meduse e pesci come i pesci luna, le triglie o le sogliole, che inevitabilmente morti o moribondi vengono rigettati in mare direttamente dal peschereccio. Zone di oceano che si stimava producessero più di un milione di tonnellate di pescato ogni anno, sono state esaurite in pochissimo tempo dalle grandi flotte europee, nord americane e del sudest asiatico. Nel rapporto F.A.O. 2010 sullo stato della pesca e dell’acquacoltura nel mondo, risulta che per ogni abitante del pianeta siano stati consumati circa 18 chili di pesce in un anno.
Dallo stesso rapporto risulta che il 30% degli stock ittici ( ovvero dei grandi banchi riproduttivi ) di pesce siano super sfruttati e tendano di conseguenza a estinguersi e che un altro 57% degli stock ittici risulta sfruttato quanto la sua capacità di riprodursi, rendendolo perciò estremamente fragile e a rischio. La pesca poi distrugge l’ambiente, alterando la catena alimentare. L’uccisione di centinaia di migliaia di tonni, di delfini o altri predatori provoca un aumento senza freni delle loro prede, come le meduse che ricoprono ormai enormi tratti di mare. A questo si aggiunge il terribile disequilibrio e danno che viene provocato a ecosistemi già di per se fragilissimi, come la barriera corallina. A causa della pesca e di altri problemi ambientali la barriera presente, per esempio, ad Haiti è per l’85% biologicamente morta. I pescherecci dei paesi ricchi, che sono poi i maggiori consumatori di pesce, agiscono spesso al di fuori delle leggi e delle convenzioni. Infatti molte flotte hanno numerose imbarcazioni affiliate, battenti bandiere di paesi che non hanno delle quote di pesca stabilite. Ma, se pensiamo che al pescare il pesce ci sia alternativa allevandolo, ci sbagliamo di grosso.
Il pesce che viene allevato, viene nutrito con mangime artificiale e irrorato di antibiotici. I liquami che diffonde nel mare distruggono i fondali e la fauna e la flora per molte miglia e, nel caso che il pesce allevato sia una specie predatrice, come i salmoni, si rende necessario pescare una enorme quantità di pesce per soddisfare il loro appetito. Per un salmone da 1 chilo servono 5 chili di alici per nutrirlo. Quindi, se andate al mare, mangiatevi una bella insalata di verdure e una fetta d’anguria. Ma, se proprio non potete fare a meno di un piatto di pesce, evitate come la peste tonni, merluzzi, branzini, pesce spada, rivolgendo magari la vostra attenzione a qualche povero crostaceo o mitile e informatevi se proviene dai piccoli pescatori locali.